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Addio al giradischi finisce un’era in discoteca

Addio al giradischi finisce un’era in discoteca

Cessata la produzione del leggendario Technics SL 1200, il più amato dai deejay

BRUNO RUFFILLI

Poche righe appena: «Panasonic cessa la produzione dei giradischi analogici e destina gli operai che li costruivano ad altre mansioni». Nel comunicato non è nemmeno citato il modello più famoso della casa giapponese, il Technics SL 1200, l’unico giradischi che è insieme icona tecnologica, strumento musicale e reperto da museo.

La storia. Il Technics SL 1200 nasce nel 1972 ed è una rivoluzione. A differenza di quasi tutti gli altri giradischi dell’epoca, non ha la trazione a cinghia, ma diretta: il piatto dove si appoggia il disco è collegato all’albero del motore ed è relativamente leggero, quindi raggiunge rapidamente i 33 o 45 giri che sono lo standard per la riproduzione del vinile. E’ un exploit tecnologico notevole, ma un successo solo a metà. Pensato per il mercato domestico, il giradischi viene adottato soprattutto da radio e discoteche perché è robusto, affidabile, poco sensibile alle vibrazioni: perfetto per suonare a lungo senza problemi. E da suonare c’è parecchio: nell’anno del suo debutto, tra gli altri, escono «Transformer» di Lou Reed, «Exile on Main St.» dei Rolling Stones, il primo Roxy Music, oltre a «Ben» di Michael Jackson.
Quando arriva la seconda versione, nel 1979, la musica è cambiata: in classifica ci sono Abba e Bee Gees, ma pure i Clash con «London Calling» e «The Wall» dei Pink Floyd. Il nuovo modello è disponibile anche in nero e presenta vari piccoli miglioramenti, uno su tutti: la manopola del pitch, che permette di variare la velocità di rotazione del piatto, è sostituita da un cursore verticale. Così l’SL 1200MK2 diventa il giradischi dei deejay, che ne usano due alla volta, e col pitch rallentano o accelerano il tempo delle canzoni per poterle missare senza interruzioni. Così nel Bronx Kool Herc inventa il breakbeat: la stessa canzone viene suonata su due giradischi, con un minimo intervallo di tempo, e col mixer passa dall’una all’altra per allungare le sequenze ritmiche, con un lavoro di copia e incolla simile a quello che oggi si farebbe col computer.

La musica. Il Technics non è più giradischi, ma strumento musicale: con l’hip hop si diffonde lo scratch, che consiste nel portare indietro il disco di qualche giro e regolare con le mani la velocità con cui riparte. Forse il miglior esempio di scratch è ancora oggi «Rock It», hit di Herbie Hancock del 1983. Ma nelle top ten degli Anni 80 e 90 figurano parecchi brani in cui un giradischi (quasi sempre l’SL 1200) è usato per creare musica e non per riprodurla, da Afrika Bambaataa fino ai Portishead, da Grandmaster Flash ai Beastie Boys. Nasce il termine «turntablism», per designare un genere musicale e si organizzano i campionati mondiali per virtuosi dello scratch.

La fine. Con l’avvento del terzo millennio il giradischi viene poco alla volta sostituito dal cd anche nelle discoteche e tra i deejay: oggi apparecchi come il Pioneer Cdj 1000 permettono (quasi) le stesse acrobazie del vinile. Esplodono Napster e gli Mp3, con l’iPod la musica diventa un flusso di bit. E arriva un software per usare il giradischi e il vinile per comandare la riproduzione di file musicali: la sensazione è la stessa dello scratch, ma sul disco non è inciso nulla, è il pc a riprodurre i suoni. Dopo tre milioni di esemplari, il Technics SL 1200 giunge nel 2008 alla sesta versione e cominciano a diffondersi subito le voci sulla sua fine, sempre smentite. Fino a qualche giorno fa, quando il giradischi è uscito di produzione per entrare nelle teche dello Science Museum di Londra.

Fonte: http://www3.lastampa.it/costume/sezioni/articolo/lstp/372707/