Anthony Rother – Popkiller (Datapunk)
Anthony Rother – Popkiller (Datapunk) Barcellona e’ una citta’ meravigliosa, anche se forse il mese di agosto non e’ dei piu’ adatti per visitarla, sia per la canicola che per il numero impressionante di turisti, quindi piuttosto che vagare senza meta per i vicoli della ciutat vella mi ritrovo a mezzanotte nella hall del mio albergo, a scrivere recensioni (ammesso che il correttore di Word impostato su español me lo consenta). Il primo disco che metto in cuffia e’ Popkiller, quinto album per Anthony Rother, che dopo 16 anni di attivita’, ha imbastito una nuova etichetta (Datapunk, affiliata alla gia’ nota Psi49net) che con solo una mezza dozzina di uscite discografiche si e’ gia’ creata un nome e uno spazio di tutto rispetto tra gli amanti della techno un po’ electro, un po’ sleaze (grazie allo stesso Rother e soprattutto, a quel ruffiano di Johannes Heil). Popkiller non e’ un capolavoro e nemmeno una copia carbone del celeberrimo ‘Sex with the machines’, ma negli 11 pezzi che lo compongono troviamo motivo per amarlo ugualmente. Sara’ colpa delle oscure e accattivanti linee vocali, dell’incedere marziale della sezione ritmica o dei synth aggressivi e comunque mai sopra le righe, ma questo album tiene fede al proprio titolo e racchiude in se’ brani di Puro Pop 100%, con il potenziale giusto per fare ballare davvero tutti. Dal recensore di Basebog ai frequentatori delle disco della domenica pomeriggio. Che questa peculiarita’ renda Popkiller un disco perfetto o un’onta terribile perpetrata ai danni dei cultori del dancefloor non e’ un dato particolarmente interessante. 10.000 Dancers can’t be wrong.
Giovanni Linke